Arte

Patrimonio artistico

La parrocchia di S. Caterina, con le sue tre chiese, la parrocchiale, il Santuario e la chiesa dei Celestini, possiede un vero patrimonio artistico, arricchitosi nei secoli per l’interessamento dei suoi parroci e sacerdoti e la costante generosità dei parrocchiani. “Avere in possesso ben 246 opere tra affreschi, sculture e dipinti non è cosa da poco per una comunità parrocchiale. Si tratta di un vero museo che è testimonianza della profonda fede degli antenati resa visibile nell’abbellimento dei loro templi e, pure, dei loro grandissimi, quasi inspiegabili, sacrifici economici da loro sostenuti nel procurare un così prezioso patrimonio a partire dal Trecento per arrivare al secolo corrente”. Così si esprime don Lino Lazzari con un suo contributo in una pubblicazione sulla parrocchia di S. Caterina.
Don Lino Lazzari Lo stesso don Lino Lazzari ricorda che la gran parte delle opere sono posteriori al Concilio di Trento che fissò precisi criteri perché l’arte sacra dovesse rappresentare non solo abbellimento dei luoghi di culto ma soprattutto causa di elevazione per i fedeli ad una sincera devozione e ad un impegno di preghiera più convinta. Da ciò derivava anche un assoluto rispetto del patrimonio artistico tramandato dai padri.

Chiesa Parrocchiale

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Nella chiesa parrocchiale e nei locali annessi, sagrestia, ex-casa parrocchiale, oratorio, scuola materna, sono conservati 139 dipinti di autori che vanno dal ‘300 al ‘900. Alcune opere anonime sono attribuibili ai secoli XIV e XV, numerose altre a pittori più o meno noti di scuola bergamasca, attivi dal ‘500 a tutto l’800. Tra i molti autori delle tele e degli affreschi spiccano per numero di opere Giovanni Pezzotta, attivo tra la seconda metà dell’800 ed i primi del ‘900, con ben 19 dipinti, fra tele ed affreschi, e Ponziano Loverini, quasi suo contemporaneo, con 14 opere. Molti pittori, presenti con una o più opere, sono di notevole rilievo artistico, quali il Fontebasso, autore della grande tela al centro del coro rappresentante il martirio di Santa Caterina, il Ceresa, il Baschenis, il Salmeggia, fino al Pinetti, al Galizzi, a Nino Nespoli e Rinaldo Agazzi.

Sono infine degne di rilievo le 96 opere che arricchiscono il Santuario e le 12 della chiesa dei Celestini. Numerose sculture e bassorilievi di vario pregio sono presenti nella chiesa parrocchiale e, particolarmente, nel Santuario, con le sue 12 statue di profeti e santi, opera di Antonio Rota.
Un elenco completo delle opere di pittura, grandi tele e piccole Vie Crucis, affreschi, sculture e vetrate presenti nei vari locali parrocchiali è reperibile facilmente nell’archivio parrocchiale e dà un’idea precisa del valore oltre che artistico ed economico, anche e soprattutto pedagogico che nel corso dei secoli ha nutrito e sostenuto la grande devozione popolare sempre viva e convinta.

 

Iconografia di Santa Caterina d’Alessandria

La Prepositurale di Borgo S. Caterina in Bergamo: le tele

2008 – settembre Siamo ormai a fine corsa per i restauri della nostra Prepositurale. E’ certamente opportuno dire qualcosa delle testimonianze su Santa Caterina d’Alessandria che è la Patrona del Borgo.
E’ l’unica chiesa parrocchiale che in bergamasca è dedicata a questa Santa.
E’ dunque scontato che le testimonianze iconografiche abbondano, sia nella Prepositurale che nelle altre chiese del Borgo: Santuario, S. Nicolò dei Celestini.

Tele e affreschi della Prepositurale

Le opere pittoriche più antiche conservate nella nostra Chiesa sono le tele dell’abside. Sono tre, di dimensioni notevoli, con telaio a forma incurvata.
Illustrano la figura della Patrona. Tentiamo di farne una descrizione.

Tele dell’Abside
Al centro è la tela di Francesco Fontebasso (1707-1769): Il martirio di Santa Caterina. L’autore è veneziano.
Allievo di Sebastiano Ricci, fu molto influenzato da G. B. Tiepolo. Soggiornò anche a San Pietroburgo dal 1761 al 1768, collaborando alle decorazioni del Palazzo d’Inverno.
Sponsor del restauro della tela è la UBI Banca di Bergamo.

La Santa sta al centro, inginocchiata, dall’aspetto sereno pure in quella situazione di dramma. Il volto è di bambina, il corpo è agghindato come una fanciulla nobile del rinascimento. Incombe fredda dietro di lei la statua dell’idolo dagli occhi spenti, mentre il baffuto carnefice sta per vibrare la spada sul collo della vittima.
Attorno sono i vari attori secondo la tradizione del martirio. In alto a sinistra è l’imperatore Massenzio. Ha l’indice puntato sulla fanciulla mentre ne decreta la morte.

A destra due enormi ruote con le punte. Preparate per Caterina, stanno per rovinare sui soldati e travolgerli.
In basso stanno a sinistra diversi personaggi popolani, un buffone di corte, attoniti e addolorati per l’ atroce spettacolo. Sulla destra due dei filosofi convertiti dalla Santa.
In alto un luminoso squarcio di paradiso: Tra le nubi l’Eterno Padre e il Figlio con la croce. Uno stuolo di angioletti in ordine sparso suonano strumenti musicali. Uno reca la palma del martirio.

A sinistra è la tela di Gaetano Peverada (1742-1819): Santa Caterina disputa con i filosofi pagani.
Secondo il Pagnoni la tela va datata verso il 1795. Del pittore Peverada si sa che nacque e operò a Ponte S. Pietro. Si “specializzò” soprattutto nel dipingere Vie Crucis (pare ne abbia realizzate addirittura 23, compresa quella della nostra chiesa prepositurale). Elia Fornoni lo considera “discreto artista poco conosciuto”.
I personaggi della scena sono rappresentati secondo uno schema ricco e differenziato.
L’apparato architettonico, con le colonne a volute ioniche e decorazioni floreali a intaglio, avvicinano questa tela ad altre del Peverada che si trovano a Sombreno di Paladina e a Mariano di Dalmine. L’atteggiamento dei vari filosofi è di sorpresa e di sconcerto per le argomen-azioni della fanciulla ispirata dallo Spirito Santo e più sapiente di quanti hanno scritto i libri che essi ostentano.
Tra di loro c’è anche chi alza le braccia in segno di lode al Signore per quanto esce dalle labbra di Caterina. Sorpreso anche l’imperatore che sembra assistere curioso all’impari tenzone.

A destra dell’abside è la tela di Pietro Roncalli (sec. XIX, di lui non si hanno notizie):
Santa Caterina visitata in carcere da Porfirio e dall’imperatrice Augusta.
Sponsor del restauro è la ditta Ress di Gianluigi Piccinini.
La scena è ambientata nel carcere tenebroso, illuminato dalla luce che avvolge la Santa e i due illustri visitatori col loro sèguito. La Santa indossa un abito bianco e azzurro. Il suo volto esprime serenità pure in tanta angustia, incontrando lo sguardo amabilmente sorridente di Augusta. In alto svolazzano angioli portando cibo alla prigioniera. Un angioletto porta la corona di rose che le spetta per la verginità e il martirio.

Sopra la grande bussola d’ingresso del Bianconi è la tela Di Marcantonio Cesareo (1600-1660 o 1690):
Madonna in trono che regge il Bambino.
In basso stanno i santi Alessandro, Agostino, Caterina d’Alessandria, Pietro, Antonio di Padova e Francesco d’Assisi. Ai piedi di Santa Caterina compare uno stemma nobiliare, presumibilmente del committente della tela, così indicato sotto lo stemma: “Francesco Lanfranchi p. sua divotione fece fare”.

Nella Sagrestia maggiore sono esposte due tele di  Giuseppe Cesareo (1630-1698), di fattura piuttosto modesta e abbastanza malconce.
Sull’una compare Santa Caterina sottoposta al supplizio della ruota, sull’altra il martirio.

In una tela di Anonimo del sec. XVIII sono rappresentate le nozze mistiche di Santa Caterina da Siena.

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Tra lei e Gesù compare anche in posizione discreta Santa Caterina d’Alessandria. In alto, sopra le nubi squarciate è la SS. Trinità e alcuni angioletti che suonano strumenti musicali o portano lo spartito.

Tele grandiose: ce ne siamo accorti quando le abbiamo viste collocate sul pavimento della navata per i diversi interventi delle restauratrici che collaborano con Roberta Grazioli e, per le cornici, con Danilo Rocchini.

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Va ricordato però che i primi lavori di restauro hanno riguardato la volta della Prepositurale, sia quella del presbiterio che quella, più grande, della navata. E’ sulle volte che ammiriamo più splendenti che mai gli affreschi che riguardano la figura e la vicenda della Martire Caterina.

Iconografia di Santa Caterina

La Prepositurale di S. Caterina in Bergamo: gli  Affreschi

2008 – settembre Sulla volta del presbiterio è l’affresco Di Nino Nespoli (1898-1969), Santa Caterina in carcere visitata da due angeli, eseguito nel 1939. Nespoli era figura molto nota nel Borgo. Era particolarmente legato al prevosto don Benigno Carrara, che lo chiamò anche per questo affresco. Divenuto vescovo di Imola, mons. Carrara chiamò l’artista bergamasco per affrescare la cappella dell’episcopio della città romagnola.

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Santa Caterina è stata imprigionata perché cristiana. E’ condannata a un carcere particolarmente duro, con la proibizione assoluta di recarle cibo o bevanda. La tradizione vuole che gli angeli venissero a trovarla. Il pittore ha voluto ambientare la scena in un locale a volte, con gradoni sui quali Caterina siede. Quello più in alto porta del pane, che la Santa accoglie stendendo la mano destra. Ai suoi piedi si vedono le grosse catene che la avvincono. L’angelo seduto mesce acqua da un’ampolla in un calice. Il volto sereno della Santa esprime riconoscenza per i doni ricevuti dai celesti inviati.

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Volta della navata. Due grandi medaglioni e uno più ridotto ornano la volta della navata e illustrano altri episodi della leggenda cateriniana.

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Il più vicino alla porta centrale, appena dentro la chiesa, è di Francesco Bergametti (1815-1883), Il corpo di Santa Caterina è portato dagli angeli al Monte Sinai.

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L’affresco porta la data del 1878. Il pennello di Bergametti, molto influenzato dalla pittura di Antonio Guadagnini si dimostra particolarmente delicato nel descrivere la scena del trasporto di Santa Caterina dal luogo del martirio, Alessandria, al Sinai. Mentre in altre rappresentazioni della scena il corpo della Martire è privo della testa, caduta sotto la spada del carnefice, qui il pittore ha voluto conservare il corpo integro, donando un’espressione particolarmente riuscita al volto di Caterina. La sorreggono tre angeli. I due più vicini al suo volto la guardano con particolare affetto, mentre il terzo, davanti alla salma, sembra pilotare la guida verso la montagna sacra.
Davanti a tutti sono due angioletti bambini che portano la spada, uno dei simboli del martirio di Santa Caterina. Infine, altri angioletti in alto portano altri simboli: la corona del trionfo e la palma del martirio. In basso è ben visibile la sagoma massiccia del Sinai sul quale la schiera angelica sta planando.

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Al centro della volta è un medaglione di dimensioni più ridotte del precedente. E’ dell’artista bergamasco Angelo Quarenghi (Bergamo 1849- Costantinopoli 1907) e rappresenta Le nozze mistiche di Santa Caterina.

Ricorderemo che al Quarenghi vennero commissionati anche gli affreschi La fede, La speranza e La carità sull’arco del presbiterio, come pure le tre medaglie situate nell’arco sopra la porta di ingresso che la rappresentano.

Angeli con simboli di Santa Caterina (ruota, palma, sudario)
Queste opere costituiscono la prima importante commissione affidata al giovane pittore nel 1877. Ne parlò diffusamente, il 13 gennaio 1878 la “Gazzetta provinciale di Bergamo” (p. 2).

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Per attendervi con più tranquillità, il Quarenghi – come riferisce Enrico Scuri – marinò qualche volta le lezioni all’Accademia Carrara. Proprio a causa delle ridotte dimensioni, confrontata con i medaglioni di Bergametti e Loverini, la composizione appare povera e il soggetto non si rileva abbastanza, nota Floriana Frigé. Tuttavia è piacevole. Gesù Bambino, in braccio alla Madonna, mette l’anello sul dito della Santa che sta davanti inginocchiata, sorreggendo un lembo del manto. Alle sue ginocchia è la ruota del martirio. Alla scena assistono alcuni angioletti.

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Quarenghi, terminati questi lavori nella nostra chiesa, seguì il pittore Giovanni Pezzotta a Costantinopoli per decorare il palazzo dell’italiano Corpi. Mentre Pezzotta tornò a Bergamo dopo due anni, Quarenghi pare vi sia rimasto fino alla morte. Qualcuno disse che Quarenghi diventò così il pittore di corte. Morì, il 25 novembre 1907, proprio la festa di Santa Caterina.

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Forse il più bello degli affreschi è quello di Ponziano Loverini (1845-1929), Santa Caterina davanti all’imperatore Massimino.
Il pittore, borghigiano fino in fondo (anche se la sua patria natale era Gandino), che realizzò anche l’affresco della Crocifissione nel catino dell’abside, e lavorerà molto al Santuario dell’Addolorata. La Santa, in abiti sontuosi, richiama molto quella che ritroviamo nella cappella laterale della basilica di Sant’Alessandro in Colonna, sempre del Loverini.

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L’imperatore si mostra incuriosito mentre gli accusatori additano Caterina perché riceva una severa condanna. Nella testa dipinta a sinistra in basso, sotto l’elmo del soldato, qualcuno pensa di riconoscere l’autoritratto dello stesso Loverini.

 

Iconografia di Santa Caterina

La Prepositurale di S. Caterina in Bergamo: altre testimonianze

2008 – settembre Portale centrale della Chiesa La sua immagine compare nella grande tela di Marcantonio Cesareo posta sopra il portale centrale della Chiesa. Qui la Santa è in compagnia di Sant’Alessandro, San Nicola di Bari (?), san Pietro, san Domenico e san Francesco d’Assisi.

Grande statua posta sopra il timpano della facciata, opera di Antonio Pirovano (sec. XVIII).

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La mano destra tiene la palma del martirio, mentre la sinistra si apre in un gesto di implorazione a Dio perché protegga il Borgo a lei dedicato.
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La statua più venerata è indubbiamente quella policroma di legno che è collocata nella cappella di destra all’inizio della navata.

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Occupa la posizione centrale delle tre nicchie ristrutturate. Siamo certi che continuerà a ricevere gesti di venerazione dai fedeli della parrocchia.

Una delle formelle del pulpito, quella al centro, rappresenta Santa Caterina. Si presume sia opera ottocentesca, inserita come le altre nel pulpito cinquecentesco. Con la destra si appoggia allo spicchio della ruota del suo martirio. Sullo sfondo della Santa è una città sul colle. Nei quattro angoli del riquadro sono tre cerchi con scene della vita della Santa non facilmente decifrabili. Quello in basso a sinistra potrebbe rappresentare la Santa al cospetto dell’imperatore, quello a destra il martirio; in alto a destra la disputa con i filosofi pagani; a sinistra gli angeli che portano la bara col corpo della Santa al Monte Sinai.

Accenniamo appena alle immagini della Santa che compaiono sopra lo stallo centrale del Coro ligneo, opera di Pietro Manzoni e, un’altra, nel coprimessale d’argento custodito nella sagrestia.

In anni recenti sono state “scoperte” due tele della Santa con la ruota e la spada: una si trova attualmente nell’anti-sagrestia, con un volto bellissimo, forse opera di Giovanni Pezzotta che fungeva da tenda per un’urna; l’altra è un piccolo stendardo processionale.

Negli ambienti parrocchiali vanno richiamate due tele.

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Una di Giuseppe Cesareo, nella Sala Bardoni della canonica,  che raffigura le nozze mistiche. In un’altra, non esposta al pubblico, compaiono La Madonna col Bambino che si sporge verso San Gaetano. Sul lato sinistro sono Santa Caterina, in piedi, e San Luigi Gonzaga inginocchiato.