Fatti storici e di devozione al Santuario

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La statua di San Bonaventura

Sopra l’entrata laterale a destra, di fronte alla statua di san Bernardo da Chiaravalle, troviamo l’altro Padre della Chiesa medievale, san Bonaventura da Bagnoregio, opera, anche questa, dello scultore Antonio Rota.

Il santo, il cui nome era Giovanni Fidanza, secondo la tradizione sarebbe stato guarito da piccolo da san Francesco d’Assisi, il quale avrebbe esclamato, vedendolo: “Oh, bona ventura!”, lasciandogli per il resto della vita questo secondo nome. Trasferitosi molto presto a Parigi per motivi di studio, ebbe tra i suoi maestri Alessandro di Hales, che seguì nell’ordine francescano. Egli stesso insegnò e predicò per molti anni a Parigi, occupandosi della soluzione di alcuni dei problemi che allora impegnavano maggiormente le menti degli studiosi cristiani: recuperò, per esempio, il pensiero di sant’Agostino, combatté l’aristotelismo ancora imperante nelle università e difese con energia i frati mendicanti.

Nel 1257 fu scelto come ministro generale dei francescani, che cercò di mantenere uniti, opponendosi sia a correnti, come quella di Gioacchino da Fiore, che volevano accentuare la povertà assoluta dell’ordine, sia a quelle che tendevano a una maggiore mondanizzazione dell’ordine stesso. Esercitò il suo ministero con tanto zelo e riportò un tale successo da essere considerato il più grande dei frati minori dopo san Francesco d’Assisi e, per così dire, un secondo fondatore.

Nel 1265 rifiutò l’arcivescovado di York, ma otto anni più tardi venne nominato cardinale vescovo di Albano e, grazie a questa carica, partecipò al secondo concilio di Lione, che riuscì a riconciliare, anche se per breve tempo, la Chiesa orientale con quella romana. Bonaventura morì nel 1274, durante lo svolgimento del concilio, e fu sepolto a Lione. Dopo circa due secoli il suo braccio destro venne trasportato come reliquia a Bagnoregio, dove, sistemato nella cattedrale di san Nicola e noto come “braccio santo”, resta oggi l’unica sua reliquia, poiché nel 1562, nel corso delle terribili lotte tra cattolici e protestanti che insanguinarono la Francia, i suoi resti a Lione furono profanati e dispersi dagli ugonotti. Egli era un uomo di altissima erudizione intellettuale, ma era solito dire che l’amore e la fede sincera di una persona sciocca potevano essere ben più grandi di quelli di un uomo coltissimo. Un aneddoto che testimonia la sua semplicità racconta che, quando gli portarono il cappello da cardinale, chiese ai legati di appenderlo a un albero lì vicino, perché stava lavando i piatti e aveva le mani bagnate e unte.

Lasciò molte importanti opere di filosofia, teologia e misticismo, tra le quali ebbero notevole rilevanza sui contemporanei la Legenda major e la Legenda minor sancti Francisci. Dante Alighieri colloca san Bonaventura in Paradiso, nel cielo del Sole (XII capitolo), dove hanno sede gli spiriti sapienti: il santo, francescano, tesse le lodi di san Domenico, mentre nel capitolo precedente san Tommaso d’Aquino, domenicano, aveva pronunciato l’elogio di san Francesco. San Bonaventura è chiamato anche doctor seraphicus e ha come emblema un cappello di cardinale.

La Chiesa lo ricorda l’11 luglio.

 

(Dal bollettino parrocchiale di aprile 2015)

Rubrica sul sito nella sezione Borgo > Storia e curiosità

 

a cura della professoressa Loretta Maffioletti