BORGO INTERVISTE – 4^ PUNTATA – EMANUELE PRATI

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Prati Emanuele Il Dottor Emanuele Prati è il Segretario Generale della Camera di Commercio di Bergamo. E’ nato a Piacenza nel 1957 ma risiede a Bergamo da 30 anni, trascorsi interamente nel Borgo.
Dottor Prati, come è arrivato nella nostra città?

“Io mi considero un figlio del Po. Sono nato e cresciuto a Piacenza dove ho frequentato il Liceo Scientifico, poi ho studiato all’università di Parma dove mi sono laureato in Giurisprudenza. A Bergamo sono arrivato nel 1985, quando ho preso servizio nel Tribunale come Direttore della Cancelleria del contenzioso civile. E’ stato un salto nel buio all’inizio, conoscevo molto poco della città avendola visitata solo un paio di volte, ma da subito ho riscontrato l’accoglienza e la disponibilità dei bergamaschi, smentendo il luogo comune che li vuole invece chiusi e scostanti. Inoltre hanno un grande attaccamento al lavoro e spirito di iniziativa, qualità che ho potuto constatare e apprezzare soprattutto da quando sono entrato alla Camera di Commercio nel 1996. A Bergamo, grazie al mio lavoro, sono entrato in contatto con una realtà imprenditoriale davvero di alto livello con una forte propensione all’innovazione”.

Ha abitato da subito nel Borgo?

“Sì, mi sono trasferito da subito in via Corridoni; quattro anni fa mi sono poi trasferito in via Sauro dove abito tutt’ora con mia moglie Antonella e mio figlio Alessandro. Nonostante non conoscessi nessuno appena arrivato, non ho avuto difficoltà ad inserirmi nel Borgo per il senso di accoglienza e comunità che trasmette. Io e la mia famiglia frequentiamo sia  la Parrocchia che l’oratorio soprattutto in occasione della festa annuale durante la quale mi diverto ancora a dare una mano al bar o in cucina; ho poi collaborato con l’Excelsior della quale sono stato revisore dei conti fino a quando la mia professione me lo ha permesso in termini di tempo; mia moglie è stata catechista e mio figlio per molti anni ha giocato a calcio nell’Excelsior: abbiamo un legame stretto con il Borgo. Questo grazie anche a Don Andrea, che considero il “padre saggio” di tutta la comunità del Borgo. Ha anche battezzato mio figlio, quindi ho un particolare affetto per lui. Ed oltre ad essere un ottimo sacerdote possiede delle doti ‘imprenditoriali’ che riconosco molto bene, data la mia professione: lungimiranza e coraggio. Basti pensare all’iniziativa per il rifacimento della Palestra, un’opera tutt’altro che semplice e scontata, oppure alla realizzazione del campo da calcio sintetico dell’Excelsior,  per non parlare poi degli interventi nella Chiesa Parrocchiale ”.

Come vede il Borgo oggi, a 30 anni dal suo arrivo?

“Tutto si è evoluto e quindi per forza di cose anche Borgo Santa Caterina, ma credo che le sue peculiarità più importanti, i rapporti di solidarietà e il senso di appartenenza tra gli abitanti, siano rimaste immutate e mi auguro continuino ad esistere. Comunque penso che il Borgo potrebbe addirittura migliorare, magari sfruttando la vicinanza con Città Alta e con due luoghi importanti come l’Accademia Carrara e la GAMeC per creare un unico polo culturale e artistico. Da qualche tempo si parla molto della questione della ‘movida’: credo sia un tema che non debba essere affrontato come uno scontro tra due anime, i residenti da una parte e i gestori e clienti dei locali dall’altra che invece dovrebbero venirsi incontro nel rispetto delle reciproche necessità, ma dovrebbe essere governata con grande senso di responsabilità e non con ricorsi e controricorsi. In ogni caso, ancora a 30 anni di distanza, per me percorre le vie di Borgo Santa Caterina è come prendere una bella boccata d’ossigeno.
Resto comunque ancora molto legato ai miei luoghi di origine che vista la vicinanza posso raggiungere facilmente: quando ci è possibile, specie durante le feste, riuniamo la famiglia, che è in continua espansione, in provincia di Piacenza dove risiede ancora mia madre”.

La professione che svolge occupa molto del suo tempo, riesce a coltivare delle passioni al di fuori del suo lavoro?

Le due passioni maggiori sono una laica ed una religiosa: l’Arma dei Carabinieri e l’Ordine dei Gesuiti. Seppure molto diversi, mi piace accomunare Carabinieri e Gesuiti perché considero entrambi dei servitori fedeli e disinteressati (e come un po’ considero anche me stesso, ‘servitore delle imprese’). Conservo tutti i calendari storici dell’Arma e nel portafoglio ho un’immaginetta di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che mi accompagna ormai da diversi anni. Ho grande ammirazione per Papa Francesco, che d’altronde è egli stesso un gesuita. Trovo anche molto piacevole entrare nelle chiese del Borgo quando sono vuote, comunicano un grande senso di pace e sono perfette per riflettere, soprattutto quando arrivati alla mia età si comincia inevitabilmente a fare i primi bilanci.
Inoltre quando il tempo me lo permette pratico la caccia al capanno nella zona dei Colli di San Fermo e per finire non disdegno di dilettarmi in cucina ed organizzare qualche cena con gli amici del Borgo.

Dottor Prati la ringraziamo per il suo tempo, c’è qualcosa che vuole dire per chiudere?

“Sì, mi sarebbe piaciuto molto poter essere uno dei portatori della statua della Madonna durante la processione per i festeggiamenti dell’Apparizione, ma come mi ha detto una volta l’amico Cesare Mainardi osservando il mio fisico, “forse non è il caso” (ride).”