19 ottobre – Giornata Missionaria Mondiale

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Domenica 19 ottobre è stata celebrata nella Parrocchia di Borgo S. Caterina la 88° Giornata Missionaria Mondiale e Parrocchiale sul tema: “Periferie cuore della missione“.

La Giornata aveva in programma la celebrazione delle messe festive in Chiesa Parrocchiale, in Santuario e nella Chiesa di San Nicola ai Celestini con la predicazione missionaria e la raccolta delle offerte alle messe e presso la Mostra Missionaria allestita presso la Sala espositiva “Il Forno” vicino alla Chiesa Parrocchiale in via S. Caterina.

La Mostra Missionaria organizzata dalla Commissione missionaria prevede al suo interno anche la Pesca di Beneficenza, occasione per tutti di generosità e di gioia.

“In questo giorno i fedeli di tutti i continenti sono chiamati ad aprire il loro cuore alle esigenze spirituali della missione e ad impegnarsi con gesti concreti di solidarietà a sostegno di tutte le giovani Chiese. Vengono così sostenuti con le offerte della Giornata,  progetti per consolidare la Chiesa mediante l’aiuto ai catechisti, ai seminari con la formazione del clero locale, e all’assistenza socio-sanitaria dell’infanzia.

L’Ottobre Missionario attualmente prevede un cammino di animazione articolato in cinque settimane, ciascuna delle quali propone un tema su cui riflettere.

Prima settimana          Contemplazione, fonte della testimonianza missionaria.

Seconda settimana     Vocazione, motivo essenziale dell’impegno missionario.

Terza settimana           Responsabilità, atteggiamento interiore per vivere la missione.

Quarta settimana        Carità, cuore della missionarietà.

Quinta settimana        Ringraziamento, gratitudine verso Dio per il dono della missione.

 

Nel 1926, l’Opera della Propagazione della Fede, su suggerimento del Circolo missionario del Seminario di Sassari, propose a  papa Pio XI di indire una giornata annuale in favore dell’attività missionaria della Chiesa universale. La richiesta venne accolta con favore e l’anno successivo (1927) fu celebrata la prima “Giornata Missionaria Mondiale per la propagazione della fede”, stabilendo che ciò avvenisse ogni penultima domenica di ottobre, tradizionalmente riconosciuto come mese missionario per eccellenza”.

 

Messaggio del Santo Padre Francesco

88° Giornata Missionaria Mondiale 2014

stemma-papa-francesco

Cari fratelli e sorelle,

oggi c’è ancora moltissima gente che non conosce Gesù Cristo. Rimane perciò di grande urgenza la missione ad gentes, a cui tutti i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua natura missionaria: la Chiesa è nata “in uscita”. La Giornata Missionaria Mondiale è un momento privilegiato in cui i fedeli dei vari continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti di solidarietà a sostegno delle giovani Chiese nei territori di missione. Si tratta di una celebrazione di grazia e di gioia. Di grazia, perché lo Spirito Santo, mandato dal Padre, offre saggezza e fortezza a quanti sono docili alla sua azione. Di gioia, perché Gesù Cristo, Figlio del Padre, inviato per evangelizzare il mondo, sostiene e accompagna la nostra opera missionaria. Proprio sulla gioia di Gesù e dei discepoli missionari vorrei offrire un’icona biblica, che troviamo nel Vangelo di Luca (cfr 10,21-23).

1. L’evangelista racconta che il Signore inviò i settantadue discepoli, a due a due, nelle città e nei villaggi, ad annunciare che il Regno di Dio si era fatto vicino e preparando la gente all’incontro con Gesù. Dopo aver compiuto questa missione di annuncio, i discepoli tornarono pieni di gioia: la gioia è un tema dominante di questa prima e indimenticabile esperienza missionaria. Il Maestro divino disse loro: «Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli. In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre”. (…) E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”» (Lc 10,20-21.23).

Sono tre le scene presentate da Luca. Innanzitutto Gesù parlò ai discepoli, poi si rivolse al Padre, e di nuovo riprese a parlare con loro. Gesù volle rendere partecipi i discepoli della sua gioia, che era diversa e superiore a quella che essi avevano sperimentato.

2. I discepoli erano pieni di gioia, entusiasti del potere di liberare la gente dai demoni. Gesù, tuttavia, li ammonì a non rallegrarsi tanto per il potere ricevuto, quanto per l’amore ricevuto: «perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20). A loro infatti è stata donata l’esperienza dell’amore di Dio, e anche la possibilità di condividerlo. E questa esperienza dei discepoli è motivo di gioiosa gratitudine per il cuore di Gesù. Luca ha colto questo giubilo in una prospettiva di comunione trinitaria: «Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo» rivolgendosi al Padre e rendendo a Lui lode. Questo momento di intimo gaudio sgorga dall’amore profondo di Gesù come Figlio verso suo Padre, Signore del cielo e della terra, il quale ha nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti, e le ha rivelate ai piccoli (cfr Lc 10,21). Dio ha nascosto e rivelato, e in questa preghiera di lode risalta soprattutto il rivelare. Che cosa ha rivelato e nascosto Dio? I misteri del suo Regno, l’affermarsi della signoria divina in Gesù e la vittoria su satana.

Dio ha nascosto tutto ciò a coloro che sono troppo pieni di sé e pretendono di sapere già tutto. Sono come accecati dalla propria presunzione e non lasciano spazio a Dio. Si può facilmente pensare ad alcuni contemporanei di Gesù che egli ha ammonito più volte, ma si tratta di un pericolo che esiste sempre, e che riguarda anche noi. Invece, i “piccoli” sono gli umili, i semplici, i poveri, gli emarginati, quelli senza voce, quelli affaticati e oppressi, che Gesù ha detto “beati”. Si può facilmente pensare a Maria, a Giuseppe, ai pescatori di Galilea, e ai discepoli chiamati lungo la strada, nel corso della sua predicazione.

3. «Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21). L’espressione di Gesù va compresa con riferimento alla sua esultanza interiore, dove la benevolenza indica un piano salvifico e benevolo da parte del Padre verso gli uomini. Nel contesto di questa bontà divina Gesù ha esultato, perché il Padre ha deciso di amare gli uomini con lo stesso amore che Egli ha per il Figlio. Inoltre, Luca ci rimanda all’esultanza simile di Maria, «l’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1,47). Si tratta della buona Notizia che conduce alla salvezza. Maria, portando nel suo grembo Gesù, l’Evangelizzatore per eccellenza, incontrò Elisabetta ed esultò di gioia nello Spirito Santo, cantando il Magnificat. Gesù, vedendo il buon esito della missione dei suoi discepoli e quindi la loro gioia, esultò nello Spirito Santo e si rivolse a suo Padre in preghiera. In entrambi i casi, si tratta di una gioia per la salvezza in atto, perché l’amore con cui il Padre ama il Figlio giunge fino a noi, e per l’opera dello Spirito Santo, ci avvolge, ci fa entrare nella vita trinitaria.

Il Padre è la fonte della gioia. Il Figlio ne è la manifestazione, e lo Spirito Santo l’animatore. Subito dopo aver lodato il Padre, come dice l’evangelista Matteo, Gesù ci invita: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (11,28-30). «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 1).

Di tale incontro con Gesù, la Vergine Maria ha avuto un’esperienza tutta singolare ed è diventata “causa nostrae laetitiae“. I discepoli, invece, hanno ricevuto la chiamata a stare con Gesù e ad essere inviati da Lui ad evangelizzare (cfr Mc 3,14), e così sono ricolmati di gioia. Perché non entriamo anche noi in questo fiume di gioia?

4. «Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 2). Pertanto, l’umanità ha grande bisogno di attingere alla salvezza portata da Cristo. I discepoli sono coloro che si lasciano afferrare sempre più dall’amore di Gesù e marcare dal fuoco della passione per il Regno di Dio, per essere portatori della gioia del Vangelo. Tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione. I vescovi, come primi responsabili dell’annuncio, hanno il compito di favorire l’unità della Chiesa locale nell’impegno missionario, tenendo conto che la gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più lontani, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente povera in attesa.

In molte regioni scarseggiano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore apostolico contagioso, per cui esse sono povere di entusiasmo e non suscitano attrattiva. La gioia del Vangelo scaturisce dall’incontro con Cristo e dalla condivisione con i poveri. Incoraggio, pertanto le comunità parrocchiali, le associazioni e i gruppi a vivere un’intensa vita fraterna, fondata sull’amore a Gesù e attenta ai bisogni dei più disagiati. Dove c’è gioia, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione. Ormai è cresciuta la coscienza dell’identità e della missione dei fedeli laici nella Chiesa, come pure la consapevolezza che essi sono chiamati ad assumere un ruolo sempre più rilevante nella diffusione del Vangelo. Per questo è importante una loro adeguata formazione, in vista di un’efficace azione apostolica.

5. «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7). La Giornata Missionaria Mondiale è anche un momento per ravvivare il desiderio e il dovere morale della partecipazione gioiosa alla missione ad gentes. Il personale contributo economico è il segno di un’oblazione di se stessi, prima al Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sull’amore.

Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Missionaria Mondiale il mio pensiero va a tutte le Chiese locali. Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione! Vi invito ad immergervi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di illuminare la vostra vocazione e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del “primo amore” con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il cuore di ciascuno, non per un sentimento di nostalgia, ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del Signore persevera nella gioia quando sta con Lui, quando fa la sua volontà, quando condivide la fede, la speranza e la carità evangelica.

A Maria, modello di evangelizzazione umile e gioiosa, rivolgiamo la nostra preghiera, perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un nuovo mondo.

Dal Vaticano, 8 giugno 2014, Solennità di Pentecoste

FRANCISCUS PP.